“Il mondo è pieno di persone scontente, perché nessuno è mai soddisfatto di quello che ha…”
Siamo nell’ormai lontano 1984 e si tratta dell’esordio di due geni del cinema a stelle e strisce che hanno come cognome Coen. Blood Simple (Sangue facile nelle nostre sale) è il titolo dell’opera e siamo di fronte a un piccolo miracolo, se si tiene conto che si tratta di un film pressoché indipendente e con un budget irrisorio.
Siamo nel profondo Texas, i protagonisti sono Marty, geloso proprietario di un bar, Abby, sua moglie (una Frances McDormand alle prime armi) e Ray, barista del locale di Marty. Ray accompagna Abby a Houston e durante il tragitto, complice una forte pioggia i due finiscono per passare la notte insieme. Quello che non sanno i due piccioncini è che Marty ha fatto seguire la moglie da Visser, un viscido e corrotto investigatore. Di fronte alla prova del tradimento Marty, accecato dalla rabbia, ingaggia nuovamente Visser per far fuori la nuova coppia. Da qui in poi la storia si complica, nessuno sa più di chi può fidarsi, si evidenzia la mancanza di comunicazione fra tutte le parti e la regola del sospetto la fa da padrona, tenendo la tensione in costante crescita. Si tratta di un film nero, tagliente, che anche con il passare degli anni mantiene inalterato il suo fascino.
La trama non brilla certo per originalità, ma trattandosi dei Coen è la narrazione a fare la differenza. Sebbene lo stile sia ancora grezzo e quasi del tutto privo di quell’ironia nera che è inconfondibile nelle successive pellicole dei fratelli il tocco è comunque riconoscibilissimo, ricco di invenzioni visive, fino al grandioso finale con lo spettacolare uso delle luci e delle ombre. Da menzionare la bellissima colonna sonora dell’inseparabile Carter Burwell, onnipresente nelle pellicole dei Coen.