“La nostra vita non ci appartiene. Da grembo a tomba, siamo legati agli altri. Passati e presenti. E da ogni crimine, e da ogni gentilezza, generiamo il nostro futuro”
“Cloud Atlas” è un ponte immaginario che unisce mondi diversi in epoche diverse. Questa è la mia estrema sintesi dell’ultima fatica dei Wachowski Brothers. Un immaginario collegamento tra diverse storie che si intrecciano freneticamente nelle tre ore trovando però una miriade di punti di contatto e conseguenti spunti di riflessione.
Sono sei, per la precisione, i diversi livelli su cui questo kolossal si sviluppa e spaziano dal passato al futuro con una fluidità imbarazzante, lasciandoci quantomeno spaesati (soprattutto per la prima oretta). La magia e la forza di questo film sapranno però dare un nesso filosofico/religioso alle vicende, un filo di Arianna che riporterà lo spettatore su una via più comprensibile, dopo averlo fatto peregrinare in un viaggio memorabile. Credo non sia corretto addentrarsi nel merito delle 6 storie parallele per non togliere il piacere di innamorarsene a chi non ha ancora intrapreso il viaggio sulle note dell’Atlante delle Nuvole.
Tantissimi punti convincenti per questa pellicola: i registi in primis, prestigiatori che riescono ad intrecciare episodi fondendoli in un’unica grande avventura; gli attori (Hanks e Grant su tutti), camaleontici ma allo stesso tempo molto ben caratterizzati; infine il forte messaggio morale che questo film vuole dare (in questo mi ha un po’ ricordato V per Vendetta).
Visto che in mezzo a tutto questo “Bendidio” siamo ormai un po’ viziati mi sento anche di muovere qualche critica minima soprattutto sulla lunghezza della pellicola in alcuni frangenti non così motivata. Null’altro da eccepire, prova superata egregiamente.