“Se insomma la borghesia arriva ad identificare tutta l’umanità coi borghesi, non ha più davanti a sé una lotta di classe da vincere, non con l’esercito, non con la nazione, non con la chiesa confessionale.”
Cosa succederebbe se un enigmatico ospite si insinuasse nei ritmi di vita di una perfetta famiglia della borghesia italiana? Quali cambiamenti provocherebbe l’arrivo di tale “intruso” in ogni membro della casa? L’esperimento pasoliniano ci sbatte in faccia la risposta attraverso allegorie filosofico-religiose e raffinati simbolismi in una delle sue pellicole più famose e riuscite, ma allo stesso tempo anche controversa e decisamente complessa.
Siamo a Milano, fine anni ’60. Un giovane ospite misterioso, non meglio definito, giunge alla villetta di Paolo, un industriale che conduce una vita apparentemente tranquilla insieme alla fedele moglie Lucia ed ai figli Odetta e Pietro. L’affascinante presenza del nuovo arrivato comincia da subito a creare scompiglio e la prima a cadere vittima del suo fascino quasi tenebroso è Emilia, una delle serve della casa. In seguito, uno dopo l’altro, i vari membri della famiglia, uomini e donne, cominciano a sentirsi fortemente attratti dal ragazzo che, standosene seduto tutto il giorno a leggere Rimbaud, sembra non fare granché per provocare in loro simili reazioni. Alla fine, tutti se ne innamoreranno follemente e manterranno relazioni sessuali con lui. Tuttavia, il loro dramma inizierà solo dopo la brusca partenza dell’ospite, partenza che servirà ad ognuno per rendersi conto della vacuità della propria esistenza borghese fatta di false certezze prefabbricate, arrivando così ad una progressiva e tragica perdità d’identità.