The Green Inferno

The Green Inferno - Eli Roth, 2013


Voto medio: 3,34
(76 voti totali)

Film consigliato

da

DURATA: 103 minuti
GENERE: Horror, Splatter, Thriller
CAST: Lorenza Izzo, Ariel Levy, Kirby Bliss Blanton, Aaron Burns, Magda Apanowicz.

“Se la sono portata via!”
“Meglio, più tempo da vivere per noi.”

Vi avviso subito: non guardate questo film se non siete interessati a sangue, budella, scene crude e cannibalismo. Sono gli elementi che salvano la pellicola, ma solo se siete in cerca di essi. Se state cercando una trama consistente o addirittura avvincente, tornate nella homepage del sito e fate un’altra ricerca!

The Green Inferno sostanzialmente è noia pura per 50 minuti, funzionali (per modo di dire) solo per giustificare la presenza di un gruppo di ragazzi in mezzo alla Foresta Amazzonica nei successivi 50. Eli Roth infatti si è concentrato fin troppo bene sulla seconda parte del film, quando finalmente iniziano le scene di cannibalismo tra le verdi fronde degli alberi. Sembra proprio che abbia creato prima questa parte, il logico fulcro della storia, per poi dedicarsi all’ideazione delle scene introduttive: la vera parte disgustosa si può definire la prima metà di trama. Scene da telefilm per adolescenti e dialoghi da quattro soldi non reggono, rischiando di annoiare ed innervosire chi vuole (giustamente) assistere al macabro promesso. Un qualsiasi film della Troma saprebbe fare di meglio e con molti meno soldi in quanto a trama (a tal proposito, associato solo per categoria, vi segnalo “Cannibal! The Musical”)! Ma, come dicevo, poi inizia la seconda parte del film… e tutto il resto può venire per un attimo dimenticato.

Giudicando The Green Inferno solo dall’incontro con i cannibali in poi… posso salvare questo film con una piena sufficienza, merito del talento di Roth nel mettere in scena squartamenti ed atrocità con sapienza e maestria. Non si vede tutto “bene” (come già accadeva in Hostel), ma solo per frazioni di secondo, con primi piani al limite dello sfocato o con riprese mosse cariche di adrenalina. Su questo il regista è molto bravo, bisogna ammetterlo. Per chi è in cerca di ciò che di più forte ci sia da vedere, Roth ha preparato e confezionato scene molto dure ma non esaustive: lasciano “affamati”, non “saziano” completamente ma “deliziano” e ci mettono in bocca la classica “acquolina” in attesa di altre scene ancora più violente. Spero di non passare per un cannibale con questi paragoni mangerecci! Un’altra cosa che crea atmosfera per “palati forti” come il mio è la quotidianità della tribù indigena: sembra di assistere a scene di un qualsiasi Giorno del Ringraziamento nei momenti in cui viene preparato il “pranzo”. Sottolineato in maniera geniale dall’assenza di una qualsiasi musica, Roth riesce a non cadere nel tranello di rendere disgustoso un momento per loro così normale, ma farcelo ironicamente vedere ed “ingurgitare” come fosse appunto tutto nella norma!

Finale discreto, anche se i titoli di coda lasciano presagire ad un sequel in maniera molto forzata… Non ce l’ha fatta questo film a battere “Cannibal Holocaust”: serve per forza un seguito, signor Roth?