“Si dice che i cristiani mangino il corpo del loro Dio e bevano il suo sangue. Ciò è abominevole.”
Un misterioso guerriero, muto e con un occhio solo, viene tenuto prigioniero da una tribù barbara e costretto a combattere sino alla morte contro altri feroci lottatori. Un giorno l’uomo riesce a liberarsi ed uccide tutti i suoi carcerieri lasciando in vita solo il ragazzino incaricato di fornirgli un minimo di acqua e cibo durante la sua prigionia. One-Eye (così verrà ribattezzato dal suo piccolo compagno di viaggio) ed il giovane iniziano a vagare per lande desolate sino a che si imbattono in un gruppo di vichinghi cristiani diretti verso la Terra Santa per sconfiggere gli infedeli. I due si uniscono alla spedizione che avrà però un esito totalmente diverso da quello sperato e che deve essere riletta in chiave assolutamente simbolica.
Film decisamente criptico e profondo, i quale richiede una visione attenta e paziente, poiché nonostante la scarsa durata (nemmeno un’oretta e mezza) risulta scandito da un ritmo lento con dialoghi ridotti all’osso. Consiglio comunque la sua visione, soprattutto agli estimatori del talentuoso regista danese Nicolas Winding Refn (Drive, Bronson, Pusher, Solo Dio perdona), in quanto altro tassello fondamentale per descrivere la sua traiettoria cinematografica, basata su una sorta di “poetica della violenza”. Punto forte dell’opera, a mio avviso, la regia sempre valida di Refn ed i suggestivi paesaggi scozzesi scelti come scenario per le riprese.