“Ci sono persone là fuori, proprio come noi… vero?”
Non finirò mai di stupirmi (ed arrabbiarmi!) per queste lacune nella distribuzione italiana di alcune pellicole. Ignorato completamente da tutte le aziende del settore nostrane, Brigsby Bear rimane un “disperso” d’oro: se ci fosse una classifica dello scalpore per i film “scartati” per l’uscita nelle sale del Bel Paese, questa pellicola occuperebbe sicuramente una posizione alta. Un film che fa tenerezza e che allo stesso tempo ci permette di empatizzare coi personaggi senza cadere nella pietà nei loro confronti, senza in alcun modo biasimarli o incolparli. Brigsby Bear parla di disagio senza entrare nel grottesco, di riscatto senza forzare con cambiamenti radicali, di famiglia senza sfociare nel melancolico.
James vive in un bunker da una trentina d’anni, posto dal quale non è mai uscito. La situazione proposta lascia intendere a qualche disastro tossico che ha colpito la Terra, qualche catastrofe o guerra che ha reso la vita impossibile all’aria aperta. In questa “prigione”, James vive con i genitori, suoi unici amici e contatti diretti con il genere umano. Si può dire che egli viva solo di e per Brigsby, protagonista di una fatiscente serie TV che tutte le settimane riceve in VHS. Brigsby è un orso spaziale, palesemente fatto per l’intrattenimento e l’educazione infantili. James non lo sa, non se ne rende conto, o non gli importa: per lui è l’unica fonte di svago e distrazione (oltre che di apprendimento) in un mondo chiuso da quattro pareti massicce. La maniacalità rasenta l’ossessione per quanto lui sia fan di questo personaggio. Questo si rivelerà un vero problema quando sarà… liberato. Un film che si può attualmente vedere solo cercandolo in versione originale (ci sono anche i sottotitoli in italiano, in caso vi servissero – cercate bene) e che consiglio di vedere con un fazzoletto in mano!