“Tutti ci portiamo dietro in segreto,ma sul resto non ti ho mai mentito amore…”
La prima cosa che mi ha spaventato di questo film è stato francamente il titolo. Ammetto di aver pensato anche solo per un attimo che uno dei registi più innovativi e meno scontati degli ultimi 40 anni si fosse svenduto al facile mercato dei film sentimentali; non temete, siamo lontani anni luce da una storia d’amore convenzionale.
Sailor e Lula sono le due metà di una stessa mela, piuttosto marcia. La loro love story è parecchio travagliata, interrotta dalla galera del primo ed intralciata dalla mamma di lei. La coppia decide pertanto di fregarsene delle costrizioni e fuggire verso la California senza una meta.
Il loro unico obiettivo sarà la libertà. Il maestro visionario costruisce la sua pellicola su una vicenda sorprendentemente semplice e lineare per i suoi standard, ma riesce ad impreziosirla con situazioni paradossali, personaggi tipici (spesso il regista si “cita” nei suoi film), vere e proprie scene cult (una su tutte quando i due protagonisti decidono di sostare per un ballo sfrenato in pieno deserto). Pellicola meno “difficile” di capolavori assoluti come “Ereserhead” e “Mulholland Drive”, ma altrettanto alienante, soprattutto nella seconda parte. Road movie, psicologico ed onirico, palma d’oro a Cannes. Se cercate qualcosa di diverso e avete voglia di intraprendere un viaggio stralunato l’avete trovato.