“Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo”
Una favola tipicamente natalizia uscita in Italia con qualche mese di ritardo. L’atmosfera innevata di Parigi ed i buoni sentimenti che pervadono l’intera pellicola mi fanno così catalogare quest’ultima fatica di Scorsese.
Il giovane Hugo vive nella stazione ferroviaria della capitale francese trascorrendo le giornate a sistemare gli innumerevoli orologi del luogo, lavoro ereditato dallo zio ubriacone in seguito alla morte del padre, distinto orologiaio. Gli svaghi in un luogo così affollato sono numerosi ed il piccolo protagonista spesso si diverte con furtarelli veniali di giocattoli e dolciumi vari. Tra le sue vittime preferite c’è il misterioso signor Georges, titolare di un negozietto di gingilli meccanici che tanto attirano il nostro ragazzotto. Questo misterioso baffuto signore nasconde però un passato incredibile che pian piano affascinerà Hugo e lo farà riavvicinare con la mente al padre.
Fiaba basata su saldi fondamenti realmente accaduti, che attraverso gli occhi di un bambino ci presenta la nascita del mondo del cinema di fantascienza e ci farà conoscere la figura di uno dei suoi pionieri. Una prima parte fin troppo mielosa (a mio modo di vedere) lascia spazio ad una interessante digressione storica che affascina non poco lo spettatore, lasciandogli tra le mani un prodotto ben più ricco ed interessante di un “semplice” racconto per la famiglia in 3D!