“Qualsiasi desiderio, se vedi l’Uomo Fiammifero si avvera, ma devi essere buono”
La risposta italiana a Big Fish di Tim Burton. Ecco la prima cosa a cui ho pensato dopo aver visionato questa semisconosciuta produzione firmata Marco Chiarini. Intendiamoci: il mio non è un paragone tecnico, le pellicole sono lontane parenti sia come fattura che come effetti speciali e budget. Quello che le accomuna è però la medesima serena spensieratezza che permette ad un bambino (in questo caso) e ad un vecchio (nel caso del capolavoro “burtoniano”) di non porre limiti all’immaginazione e di vivere avventure surreali che fanno sognare spettatori di tutte le età.
Simone è una piccola peste che vive con il padre nelle campagne abruzzesi. La madre li ha abbandonati in questa vita ma è sempre viva nei ricordi del piccolo: è lei che per prima gli ha parlato del leggendario Uomo Fiammifero, gigante in grado di trasformare ogni sogno in realtà! La ricerca dell’UF (così lo chiama Simone nei suoi numerosi appunti) sarà l’ossessione del protagonista di questa favola. Come gustoso contorno alla vicenda non potevano certo mancare gli amici-supereroi che con i loro poteri aiutano il piccolo sognatore nella sua impresa.
Davvero convincente la riuscita di un film che con pochi soldi e mezzi semplici riesce a far pensare i grandi e divertire i bambini: merce rara in una cinematografia in cui le storie commoventi sono spesso ricalcate tra di loro.