“Chi ti ama c’è sempre, c’è prima di te, prima di conoscerti”
Sergio Castellitto porta sullo schermo l’omonimo romanzo, caso letterario e vincitore del Premio Strega, scritto dalla moglie Margaret Mazzantini. Timoteo è un affermato quanto annoiato chirurgo quando la figlia adolescente è vittima di un terribile incidente con il motorino. Nelle interminabili ore in cui la ragazza lotta tra la vita e la morte, Timoteo ripensa ad alcuni momenti cruciali che ha vissuto quindici anni prima. L’incontro casuale con Italia, una donna che vive ai margini della società, lo stupro, la fuga, il ritorno, il sesso, la conoscenza, l’innamoramento, l’abbandono, la nascita della figlia, la consapevolezza, la morte.
Il film è un piccolo gioiello, magistralmente interpretato da un’eccellente Penelope Cruz (che recita in italiano) e dallo stesso Castellitto, che ci mostra i buchi neri, il baratro più profondo dell’animo umano. L’amore impossibile tra Timoteo e Italia, i tormenti interiori di lui, la disarmante semplicità di lei, l’implacabile e crudele conto che la vita ti porta a fine pasto, la dilaniante sofferenza e poi i ricordi: che ti coccolano, che ti fanno sentire vivo, che ti aiutano e ti sorreggono.
Un film emozionalmente distruttivo che ti mette di fronte ai tuoi fantasmi, alle tue sconfitte, che ti logora e ti commuove, che ti uccide e ti pacifica. Un film disturbante e doloroso che infastidisce tanto si insinua nella pelle, come un tatuaggio, e che a fatica si riesce a rivedere una seconda volta. Un film così straziante e crudo che ti strappa il cuore dal petto, lo strizza, lo tortura, lo ripulisce e lo libera ed è impossibile non sentire il bisogno di rivederlo ancora, e ancora.