“La mancanza d’amore è una condanna peggiore della morte.”
Capolavoro dell’espressionismo tedesco, caposaldo del genere horror (ed anche psicologico), questo film di Murnau, attraverso il sapiente uso delle luci e delle ombre, crea un’atmosfera di profonda angoscia, un senso di incombente pericolo: ecco sullo schermo l’incubo, anche nel significato latino del termine.
Hutter, commesso di un’agenzia immobiliare , viene inviato in Transilviana per concludere un affare con il conte Orlock: il viaggio del giovane diventa un viaggio nel lato oscuro della psiche umana, nel lato oscuro di se stesso, in una descensus ad inferos che sarà la rovina per lui e la sua amata, che Orlock in una bara, a bordo di una nave, raggiungerà e cercherà di sedurre. Magistrale la sequenza, in negativo, della carrozza che, per strade impervie, sale al castello del conte “non morto” (questo il significato della parola nosferatu) e lascia presagire già il pericolo cui il ragazzo sta andando incontro.
Murnau, sequenza dopo sequenza, ci accompagna da un ambiente caldo e confortevole, familiare, da un nido ad un castello arroccato, freddo ed ostile, dal nostro io più noto al nostro inconscio, rendendo reali le nostre paure e le nostre angosce. Alla fine il nido dal quale si è partiti, il luogo familiare, diventerà forse il luogo più pericoloso dove tornare una volta che le pulsioni sono riuscite a liberarsi e niente è più così ovvio, niente è più così sicuro, non c’è rifugio neanche nell’illusione della purezza d’amore.