“Devo dare un pugno a quel bambino.”
Yorgos Lanthimos, un regista noto per il suo approccio unico e spesso disturbante al cinema, torna con un’opera che si distingue come uno dei suoi lavori più audaci e visionari. Questo film rappresenta un viaggio attraverso la liberazione femminile, l’assurdità della condizione umana e la profonda critica sociale, il tutto filtrato attraverso l’inconfondibile lente del regista greco. Con protagonista Emma Stone, il film si immerge nelle acque profonde e turbolente della Londra vittoriana per raccontare una storia al tempo stesso bizzarra, commovente e rivoluzionaria.
La trama prende le mosse da un esperimento grottesco ma straordinariamente creativo: il chirurgo Godwin Baxter, interpretato da un Willem Dafoe quasi irriconoscibile sotto strati di make-up, riesce a riportare in vita Victoria, una giovane donna incinta suicidatasi, impiantando il cervello del suo feto non ancora nato nel suo corpo. Storia malatissima? Empiricamente sì, ma non fermiamoci alle apparenze: da questo esperimento Frankensteiano nasce Bella, interpretata da una Emma Stone che consegna una performance di una complessità e profondità rare, segnando uno dei ruoli più sfaccettati e impegnativi della sua carriera e probabilmente della storia del Cinema moderno (valsale l’Oscar come migliore attrice). Il percorso di Bella, dalla sua “rinascita” alla scoperta di sé e del mondo, si svolge in un susseguirsi di eventi che sfidano ogni convenzione. La sua esplorazione della sessualità, dell’autonomia e dell’amore si scontra con le rigide strutture sociali dell’epoca, offrendo al pubblico un’esperienza cinematografica che è tanto una commedia nera quanto una fiaba gotica. La Stone, attraverso la sua interpretazione di Bella, ci invita a riflettere sul significato dell’indipendenza, sul peso delle convenzioni sociali e sul potere liberatorio ma anche distruttivo del desiderio.
L’esistenza stessa di Bella diventa un viaggio di scoperta personale e di ribellione contro le strutture oppressive del patriarcato e del capitalismo. Lanthimos, attraverso la sceneggiatura di Tony McNamara, costruisce un narrativa che sfida le convenzioni e pone domande provocatorie sul significato della libertà, dell’identità e del potere. La critica femminista al capitalismo emerge con forza nel film, poiché Bella si scontra con le realtà di un mondo che cerca di sfruttarla, limitarla e definirla in base a logiche oppressive e mercificanti. La sua lotta per l’autodeterminazione e la sua ricerca di un’esistenza autentica diventano simbolo della resistenza contro un sistema che deumanizza e riduce l’individuo a mero strumento di produzione o oggetto di desiderio.
I tre Oscar “tecnici” portati a casa per la migliore scenografia, i migliori costumi ed i migliori trucco e acconciatura, la dicono lunga sull’estetica visiva del film, usata per rafforzare ulteriormente la critica sociale presente nell’opera. La Londra vittoriana in cui si svolge la storia è rappresentata come un luogo di straordinaria bellezza ma anche di marcata disparità, dove la magnificenza esteriore nasconde spesso realtà di sfruttamento e sofferenza. La direzione artistica del film riesce a catturare questa dualità, creando un mondo che è sia affascinante sia inquietante. Per me, da assoluto grande fan di Lanthimos, questa è la miglior opera del regista finora. “Poor Things” riprende ed unisce elementi distintivi dei suoi film precedenti, creando un mosaico tematico unico: da “Dogtooth“, prende l’isolamento e il controllo distorto; “The Lobster” ispira la critica alle convenzioni sociali e alla disumanizzazione nell’amore; “Il Sacrificio del Cervo Sacro” offre una riflessione sulle dinamiche di potere e colpa; mentre “La Favorita” influisce con la sua esplorazione delle relazioni tossiche e manipolative. “Povere Creature!” si distingue però, come detto, per il suo approccio alla libertà femminile e critica al capitalismo, guardando il mondo con una purezza e un’innocenza che sfida l’oppressione, unendo così i temi Lanthimosiani in una critica sociale certamente acuta ed esilarante.
Il film è stato coronato da premi prestigiosi come i quattro citati Oscar, il Leone d’oro alla Mostra di Venezia e due Golden Globe, tra cui quello per la migliore attrice a Emma Stone: un testamento alla capacità di Lanthimos di sfidare e innovare il linguaggio cinematografico. Le performance del cast, in particolare quella di Stone, ma anche di Mark Ruffalo e Ramy Youssef, elevano la produzione a un’opera che non solo intrattiene ma anche provoca, interroga e ispira. “Povere Creature!” è quindi un’esperienza cinematografica che non lascia indifferenti, un viaggio nella mente di uno dei registi più originali e provocatori del nostro tempo. Yorgos Lanthimos ci regala un film che è una celebrazione della bizzarria, una critica al patriarcato e una riflessione sulla libertà individuale. Con “Poor Things”, Lanthimos non solo conferma il suo status di artista visionario ma invita anche il pubblico a guardare oltre le apparenze, a questionare le proprie convinzioni e a immaginare un mondo dove le convenzioni sociali non limitino la ricerca della propria identità. Che poi… ci avete pensato chi o cosa sono queste povere creature?