“Ezechiele, 25:17. Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà, conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è in realtà il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare, e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore, quando farò calare la mia vendetta sopra di te.”
Definire “Capolavoro” questa seconda grande produzione Tarantiniana è veramente poco, neanche con la “C” maiuscola ci si può avvicinare al concetto. Un film del genere dovrebbe essere inserito nelle meraviglie del mondo, a mio avviso. Ok, sono un fan sfegatato di qualsiasi cosa diretta dal mostro della regia del Tenessee, e forse sono troppo di parte per esprimere un giudizio critico ed obiettivo… ma questa pellicola rimane comunque un film da vedere assolutamente, qualsiasi siano i vostri gusti cinematografici.
Pulp Fiction è l’intreccio delle storie di alcuni malviventi che si incrociano tra di loro, talvolta in maniera del tutto assurda ed inconcepibile, rendendo il film molto imprevedibile e ricco di suspense, oltre che di azione e colpi di scena. Sostanzialmente sono tre gli episodi distinguibili nella trama, come fossero tre film diversi (con gli stessi protagonisti) mischiati divinamente in un ordine “Tarantiniano” che dona le suddette suspense ed imprevedibilità; contornati da un prologo che troviamo all’inizio ed alla fine della pellicola.
Principalmente queste vicende ruotano attorno a Vincent Vega e Jules Winnfield (John Travolta e Samuel L.Jackson), i due fidati scagnozzi di Marsellus Wallace, boss di tutto ciò di illegale che c’è a Los Angeles. Sorprendente l’episodio con Uma Thurman che interpreta Mia, la moglie di Marsellus, donna decisa ed estrosa con il vizio della cocaina; ancor più sorprendente, addirittura shockante, la vicenda interpretata da Bruce Willis, calatosi nella parte di un pugile venduto e doppiogiochista che si dà ad una fuga del tutto rocambolesca e assolutamente imprevedibile. L’episodio con Harvey Keitel (il signor Wolf) e lo stesso Quentin Tarantino, è di una freddezza allucinante, straordinariamente inventata e ben strutturata nella sua assurdità.
Tutto questo ha fruttato infiniti premi tra cui Oscar, Palma d’Oro e Golden Globe solo per la sceneggiatura, più altri riconoscimenti e nomination ovviamente per regia, attori protagonisti e non. Inutile dire che si tratta di uno dei film più belli del mondo, sicuramente da “top 10”… addirittura in molte classifiche si prende (e merita) il podio. Imperdibile!