Road House

Road House - Doug Liman, 2024


Voto medio: 3,07
(45 voti totali)

Film consigliato

da

DURATA: 114 minuti
GENERE: Azione
CAST: Jake Gyllenhaal, Darren Barnet, Gbemisola Ikumelo, Billy Magnussen, J.D. Pardo, Daniela Melchior, Beau Knapp, Arturo Castro, Travis Van Winkle, Joaquim de Almeida, Lukas Gage, Conor McGregor, Kevin Carroll, B.K. Cannon, Jonathan Kowalsky, Tommy Lentsch, Dominique Columbus, Hannah Love Lanier, Bob Menery, Danilo Rocha, Ira Grossman, Nikki Gigstead, Austin Lee Nichols, Jordan Figueredo, Jessica Williams, Post Malone.

“Nessuno vince in una rissa.”

Seduto comodamente davanti allo schermo per la visione del remake di “Il Duro del Road House”, mi sono ritrovato davanti a un film che oscilla tra momenti di genuino intrattenimento e pecche non trascurabili. Con un cast che annovera Jake Gyllenhaal, Daniela Melchior e Conor McGregor al suo debutto cinematografico, le aspettative non potevano che essere alte, specialmente considerando la direzione di Doug Liman, noto per pellicole come “The Bourne Identity” e “Edge of Tomorrow“, che hanno ridefinito i rispettivi generi.

Gyllenhaal, un attore di indiscutibile talento come dimostrato in “Nightcrawler” e “Prisoners“, (ma che per me resterà per sempre il piccolo Donnie Darko) interpreta il ruolo di Elwood Dalton, ex lottatore di UFC. La sua performance, benché solida, si trova a navigare in un mare di scelte registiche e sceneggiatura che non sempre rendono giustizia al potenziale del film. La CGI, ad esempio, utilizzata abbondantemente nelle scene di combattimento, strappa lo spettatore dall’immersione, evidenziando una certa superficialità nell’approccio alla narrazione dell’azione. Anche la colonna sonora, che dovrebbe svolgere il ruolo cruciale di amplificatore emotivo, si perde in una genericità che rispecchia i trend musicali contemporanei, senza lasciare un’impronta distintiva o un ricordo duraturo. In questo senso, “Road House” rappresenta un prodotto del suo tempo, con tutte le implicazioni che ciò comporta.

Conor McGregor, nonostante porti sullo schermo un’energia indiscutibile, offre una performance che per molti potrebbe risultare troppo sopra le righe, sfiorando talvolta il caricaturale. Questa scelta stilistica, voluta o meno, aggiunge un ulteriore livello di dissonanza all’esperienza complessiva. E visto che si parla di caricatura, meglio non entrare nel merito del cattivo di turno, che rasenta il ridicolo… un po’ per scelta stilistica suppongo, ma anche per il doppiaggio italiano che – dio mio – ci consegna uno dei villain meno credibili della storia del Cinema.

Detto ciò, “Road House” non manca di momenti di puro divertimento, alla fine è questo il suo scopo, essendo un prodotto di puro intrattenimento. Le scene di azione per esempio, seppur afflitte dall’eccessivo uso della CGI, conservano un certo fascino viscerale che gli appassionati del genere sapranno apprezzare. La pellicola riesce a scorrere, offrendo una fuga dalla realtà per la durata della visione, pur non eccellendo in originalità o profondità. “Road House” si colloca dunque in una zona grigia, capace di offrire spunti di riflessione sull’evoluzione del cinema d’azione ma anche di evidenziare le trappole in cui è facile cadere quando si tenta di rinnovare un classico. Doug Liman, con la sua esperienza e un cast di livello, riesce a evitare il naufragio totale, ma non senza imbattersi in alcune delle barriere coralline della magnifica location dove è stata girata la pellicola. Un film da vedere per una serata senza pretese, consapevoli delle sue imperfezioni quanto delle sue qualità.