“Per loro questa valle è come un’insalatiera piena di roba da mangiare.”
“Tremors” è quel film che ogni quasi quarantenne ricorda con un misto di nostalgia e adrenalina, un classico indimenticabile delle serate passate davanti alla TV, magari su Italia Uno, attaccati al divano e pronti a saltare alla prima comparsa di quei mostruosi Graboidi. Sì, perché per chi è cresciuto negli anni ’90, “Tremors” non è stato solo un film, ma un rito di passaggio, un’esperienza condivisa che si ripeteva anno dopo anno, quasi un appuntamento fisso che segnava l’inizio o la fine dell’estate.
Rivisitare “Tremors” oggi su Netflix, con gli occhi di chi ha superato i trent’anni, è come fare un salto indietro nel tempo, a quando le serate non erano scandite da notifiche dello smartphone ma dal fruscio della VHS inserita nel videoregistratore. Kevin Bacon e Fred Ward, nei panni di Val e Earl, erano gli eroi non convenzionali per eccellenza: due semplici manutentori che, armati di astuzia e coraggio, si trasformavano in salvatori della loro piccola cittadina di Perfection, Nevada. La loro lotta per sopravvivenza contro i Graboidi, quei giganteschi vermi sotterranei, era la metafora perfetta dell’adolescenza: affrontare l’ignoto, superare le paure e, perché no, farlo con il sorriso sulle labbra e una battuta pronta.
Ma “Tremors” era più di una semplice caccia ai mostri. Era la chimica tra i personaggi, l’umorismo pungente che si intrecciava alla tensione, a rendere ogni visione un’esperienza unica. Burt Gummer (Michael Gross) e la sua ossessione per le armi, la sismologa Rhonda LeBeck (Finn Carter) che da mentore scientifico diventava parte integrante del gruppo di sopravvissuti, ogni personaggio contribuiva a quel senso di comunità che rendeva il film tanto speciale. E poi c’era quel sottile insegnamento: l’importanza dell’ingegnosità e della resilienza, valori che, forse, in quel periodo della nostra vita sembravano solo parte dell’avventura ma che, con il tempo, abbiamo compreso essere fondamentali. “Tremors” ci insegnava che, a prescindere dai Graboidi che la vita ci mette davanti, ciò che conta è come li affrontiamo.
Rivedere “Tremors” oggi è un po’ come riabbracciare un vecchio amico: si nota qualche ruga in più, qualche effetto speciale che fa sorridere per la sua ingenuità, ma il calore, l’emozione e l’adrenalina sono immutati. È la conferma che ci sono film che, nonostante il passare degli anni, mantengono intatto il loro fascino, capaci di farci ridere, sussultare e, perché no, sognare, esattamente come facevano quando eravamo ragazzi. “Tremors” rimane e rimarrà per sempre un’icona per chi è cresciuto negli anni ’90. Un film che, al di là della nostalgia, merita di essere riscoperto e apprezzato anche dalle nuove generazioni per il suo mix inimitabile di azione, horror e commedia. E per noi quasi quarantenni? Resta un tuffo nel passato che fa sempre piacere fare, magari scoprendo che, nel profondo, non siamo poi cambiati così tanto.