Un Affare di Famiglia

万引き家族 - Manbiki kazoku - Hirokazu Kore'eda, 2018


Voto medio: 4,50
(4 voti totali)

“Io l’ho trovata! È stato qualcun altro ad abbandonarla!”

È sempre un piacere visionare le nomination dell’Accademia per la categoria Miglior film straniero, devo dire che ogni anno si possono trovare cinque proposte valide che rappresentano, a mio avviso, le cinque migliori produzioni in assoluto riguardanti l’anno precedente alla rispettiva edizione. E anche se quest’anno il premio era già praticamente assegnato, ciò non significa che Un Affare di Famiglia sia da meno: io l’ho trovata una pellicola molto più interessante dell’ultima fatica di Cuaron, Roma. Comunque una certa Palma d’Oro al Festival di Cannes se l’è portata in Giappone, il buon Hirokazu Kore’eda.

Parto col ringraziare innanzitutto – come sempre – la distribuzione italiana, che ci ha regalato la sua interpretazione “pizza e fichi”, più che una traduzione o un adattamento del titolo internazionale “Shoplifters”. Non avrebbe avuto senso neanche tradurlo con “Taccheggiatori”, vero. Così come è vero che il titolo originale Manbiki kazoku significa “Famiglia taccheggiatori”… Comunque io, personalmente, se questo film non fosse stato agli Oscar non l’avrei mai visto: avrei pensato alle tragicomiche commedie del cazzo basate su relazioni familiari stravaganti e che finiscono sempre col classico “volemose bbene”. No, Shoplifters non appartiene alla categoria. La stravaganza c’è, ma è ad un livello così reale che quasi ci si dimentica che la famiglia in questione rapisce una bambina. Si empatizza a tal punto con i protagonisti che non si nota che molto di quello che succede in famiglia è assurdamente e tristemente sbagliato: dal suddetto rapimento ai furti di ogni giorno, dalla strane relazioni familiari ai legami di sangue che non tornano e risultano difficili da capire. Il tutto per poi arrivare ad una parte finale sorprendente e shockante, per quanto agrodolce e forse giusta: è difficile staccarsi dai personaggi e riflettere appunto su cosa è giusto o sbagliato, arrivati ormai all’empatizzazione completa e l’assimilazione alla famiglia più strana in corsa nella 91a notte degli Oscar. Da vedere assolutamente.

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