“Più merda c’è, minore è il danno.”
Zift… è questo titolo breve e facilmente ricordabile che mi ha convinto. Ho letto di questo film su qualche sperduto blog Nerd di cinema chissà quanto tempo fa… ma proprio questo nome, quasi un nick, mi ha fatto ricordare di lui quando mi è passato per le mani. Zift è un film bulgaro ambientato in Bulgaria negli anni 40, non tradotto in italiano, ma di facile comprensione con i sottotitoli; Zift è anche una parola di senso compiuto (almeno nel film) e significa asfalto, materia scura e per qualche strano motivo gommosa di cui Tarma si ciba all’occorrenza, l’unica cosa che lo fa sentire realmente vivo. Tarma è il protagonista, carcerato ingiustamente per un delitto non commesso, arrabbiato col mondo ma persona giusta, di forti valori. Lui ha una vendetta da compiere e non vede l’ora di uscire dalla sua decadente cella per togliersi questa soddisfazione: today is THE day! La Sofia che ritrova è cupa, tetra e surreale… almeno quanto l’intera pellicola.
Fatico a non raccontarvi altro della trama perché ne ho appena terminato la visione e sono ancora eccitato: era da tempo che non vedevo un film così! In realtá non è di certo la trama il suo cardine, la storia è volutamente semplice, proprio per potersi concentrare su personaggi, filosofia, ambientazioni, trip mentali che coinvolgono il nostro primo attore. Vi aiuto a decifrarlo con dei riferimenti più famosi: questo titolo bulgaro è un po’ “Mulholland Drive” nelle sue scene assurde ai confini col sogno ed un po’ “Sin City” nelle ambientazioni dark. 80 minuti per un film breve ma pregno di contenuti, non scontato. Aria nuova per me.