“Se cerchi di essere normale qui sembrerai ancora più anormale: se sorridi sei schizofrenica,se non sorridi mai sei depressa, se rimani seria sei chiusa emotivamente o potenziale catatonica.”
Questa è la storia di un errore, di una reputazione da preservare, di una società e di un’era, quella del Proibizionismo, dove il gentil sesso non conta; questa è la storia di una donna e della sua forza di lottare contro un sistema che non lascia libero arbitrio. Los Angeles, marzo 1928. Christine Collins, (Angelina Jolie) ragazza madre, torna a casa dopo il lavoro e non trova più suo figlio Walter, 9 anni. Dopo ben 5 mesi di vani tentativi di ricerca, la Polizia le porta un bambino, il presunto Walter. Christine sa che quello non è il suo piccolo, ma le “circostanze” le impongono di accettarlo. Ed è proprio quando la bella Angelina si ribella a queste circostanze , quando rivuole suo figlio, quello vero, che diventa vittima.
Vittima di un uomo e del suo potere tanto influente da mandarla in un manicomio: punizione per chi osa disubbidire, contraddire o opporsi all’autorità. Un modo per mettere a tacere. Regia di Clint Eastwood, con Angelina Jolie, è un film drammatico del 2008 tratto da una storia di sparizione infantile realmente accaduta con risvolti a dir poco inquietanti e colpi di scena impensati. Presentato al festiva di Cannes, rappresenta un cambiamento, quello che porta, forse, alla rottura di un maschilismo spietato e alla riacquisizione di quei diritti che ognuno, uomo o donna che sia, dovrebbe avere: quello di essere ascoltato. Standing ovation per il nostro Clint, che unisce più elementi, dal lugubre al sentimentale, un Clint che coinvolge e commuove.