“Il mio non è un dono… è una condanna”
“Hereafter”, l’aldilà, semplicemente questo cerca di raccontarci, come solo lui sa fare, Eastwood. La sua tipica linearità di narrazione non ha la presunzione di volerci dare risposte sulla vita ultraterrena ma ce la lascia intravedere, percepire. E lo fa tramite tre storie che corrono su strade parallele ma che il contatto, anche solo sfiorato con l’aldilà, le farà deviare verso un’ unica direzione.
Tre storie che parlano di vita, di morte e di collegamento tra questi due estremi. Sarà proprio il protagonista George (un ottimo Matt Damon) a fare da tramite, a collegare le tre vicende e a dare speranza a coloro che nella scomparsa di qualche caro cercano ancora risposte e ripongono speranza. Sono le vicende di Markus, della sua situazione complicata resa ancora più difficile dal destino, e di Marie, vita di successo segnata da un incontro ravvicinato con la morte che la segna per sempre e la avvicina al protagonista. Davvero bravo il regista a districarsi in una storia ai confini col surreale rimanendo ben saldo coi piedi a terra, senza cadere in banalità ed evitando, a mio giudizio di sconfinare nella fantascienza, sicuramente un punto di merito di questo film.