“Qui la mafia ha sempre influenzato la vita di tutti, in particolare la mia”
Pif ci racconta la mafia dietro lo sguardo ingenuo di un bambino, forse con un occhio meno cosciente ma sicuramente più vero e meno “filtrato” rispetto a quello accecato dall’omertà che contraddistingue la sua famiglia. Arturo vive a Palermo ed ha due passioni: Flora ed il giornalismo. La prima è la compagna di classe che gli fa tremare le gambe sin dal primo giorno di scuola e che rincorrerà per una vita intera; il secondo scaturisce da un incontro “ravvicinato” con l’allora presidente del consiglio Giulio Andreotti (che diventerà il suo idolo di gioventù) e diventerà il suo lavoro.
Attraverso l’amore per il giornalismo e la politica il piccolo Arturo ripercorre i fatti che più hanno colpito l’Italia negli anni 90 e fa emergere quasi inconsapevolmente i rapporti fitti che hanno legato mafia e politica in quegli anni; “Cosa Nostra” raccontata in maniera spensierata ed ingenua, ma non per questo meno toccante. Il tono della narrazione a metà tra il documentario e la presa in giro scanzonata è quello che ci ha fatto apprezzare Pif sul piccolo schermo; a ciò, questa volta, si aggiunge un messaggio forte e convincente, urlato da chi non ha peli sulla lingua: un ragazzino di dieci anni. Pellicola piacevole ed efficace… che bella sorpresa!