“Non è rimasto nessun altro pronto ad amarci.”
Pellicola di produzione svizzera, francese e portoghese girata nel 2016 da Claude Barras, alla sua opera prima nel lungometraggio. La storia raccontataci è quella di Icare, un bambino di 9 anni soprannominato dalla madre “Zucchina”. A causa di un incidente in casa il genitore muore e, data l’assenza di una figura paterna, il piccolo Icare rimane praticamente orfano con la conseguente sensazione di essere rimasto solo al mondo. Un poliziotto lo porta quindi in una casa comune dove il nostro protagonista, accompagnato solamente da due oggetti che gli ricordano la sua vecchia quotidianità, incontra altri bambini rimasti orfani o provenienti da situazioni familiari difficili. Zucchina e i suoi nuovi compagni di vita, nonostante qualche scherno iniziale, troveranno un nuovo modo di creare una loro famiglia.
Film realizzato in stop motion con pupazzetti in plastilina che rendono l’opera di una bellezza unica, con una sceneggiatura adattata dal romanzo di Gilles Paris. Nel suo surrealismo grafico, La mia Vita da Zucchina riesce invece a entrare nel mondo reale attraverso ogni situazione e dialogo. I ragazzini parlano di tutto ciò che gli passa per la testa, ripercorrendo i ricordi di una vita precedentemente normale e gli errori fatti dai genitori fino a coprire argomenti come il sesso, toccato con la purezza di quell’età e un velo di umorismo. Ogni tabù cade e le parole sono misurate per entrare nella mente e nel cuore di tutti. Lo spettatore si affeziona immediatamente ai personaggi di Icare/Zucchina e a tutti i suoi compagni, ognuno con la propria personalità e con una storia che potrebbe appartenere ad ogni ragazzino nella medesima situazione. Film di un’umanità infinita, indirizzato ai più piccoli ma che può insegnare molto anche agli adulti; stimola la voglia di rivederlo più volte e presenta un finale fantastico.