“Vorrei che moriste. Un giorno succederà.”
Grandissimo film ingiustamente agli esordi bollato in modo semplicistico come film razzista, in realtà porta dentro si se innumerevoli spunti di grandissimo cinema. Dalle ormai famosissime sequenze iniziali e finali con le porte che si aprono e chiudono a simboleggiare la sicurezza e tranquillità del focolare domestico e la pericolosità e inaffidabilità del mondo esterno.
Un film i cui richiami ai grandi Omero e Shakespeare sono evidentissimi. La voglia di una vita avventurosa, spesso voluta dal fato e il desiderio del ritorno nella propria casa e della ricomposizione familiare come nell’Odissea o come nel “La tempesta” di Shakespeare alla fine, dopo mille avversità, tutto si ricompone nel migliore dei modi.
Non un film razzista, bensì un film in cui la ragione prevale, dove l’idea di chi è cresciuto e vissuto con una cultura diversa dalla nostra è superato, perché a volte cambiare la propria opinione si può.