“Qui in Iraq è molto più dura di quanto mi aspettassi, un mio amico mi ha raccontato di un posto fantastico dove fare biking in Europa, non vedo l’ora di lasciare questo schifo per poterci andare”
Ad ognuno il suo mestiere. Ecco cosa ho pensato quando sono venuto a sapere di questo film. I pregiudizi verso questa produzione erano molti ma devo dire che mentre scorrevano i titoli di coda i miei scetticismi erano in gran parte svaniti. Non siamo sicuramente davanti ad un capolavoro, questo ci tengo a sottolinearlo, ma nonostante gli “errori di gioventù” di Zampaglione e qualche spunto di troppo preso dai grandi classici dell’horror e del thriller, il film risulta piacevole, discretamente ben architettato.
La storia ci parla di un giovane militare in missione in Iraq, a cui la guerra non ha fatto dimenticare la vera passione: i suoi viaggi ad alta quota in mountain bike. La bici gli farà incontrare l’amore, la guerra gli farà conoscere il delirio. Film breve (forse fin troppo) che parte piano, attraversa una fase centrale fatta di luoghi e situazioni di brivido “stereotipati” ed assolutamente già visti, ma che si riprende nel finale con un conclusione piacevole e sufficientemente sorprendente. In ultima analisi il compagno di Claudia Gerini, pur non passando gli esami a pieni voti, ci presenta un prodotto coraggioso, sfizioso, e proprio perché architettato da un “non addetto ai lavori” assolutamente positivo e da vedere.