“Pensavamo solo di poterci rotolare là in mezzo; vivere di canzone in canzone, di bacio in bacio.”
Pensavo di trovarmi in grande difficoltà nel recensire questo film. Non perché non sia un film da vedere (anzi!), ma perché ho provato emozioni decisamente contrastanti durante la sua proiezione. Dopo averci ragionato su un paio di giorni, la prima cosa che mi viene da dire è che non è assolutamente un film per tutti. Non lasciatevi “ingannare” dal cast stellare: pur trattando di musica e amore non siamo di fronte a un La La Land 2, mi spiace per gli amanti dello zucchero filato e delle storie mielose. Non sto parlando nemmeno di un qualche reportage sul mondo musicale indie-pop-rock, nonostante la presenza – ahimè, forse troppo ridotta ma comunque significativa – di personaggi che ne hanno fatto la storia come Iggy Pop, Patti Smith, Red Hot Chili Peppers e Johnny Rotten (potrei andare avanti per qualche riga ancora). Mi aspettavo una produzione molto grezza e “rock”, dati questi camei; qualcosa come delle storie d’amore e tradimenti a suon di coca nel priveé con Iggy e pasticche nei cessi del backstage dei Die Antwoord, ma sottovalutavo la potente impronta stilistica del regista e del suo fidato direttore della fotografia. Terrence Malick e Emmanuel Lubezki confezionano infatti una trama esattamente al contrario, qualitativamente fine e ricercata, di grande impatto visivo e fortemente emozionale. Io purtroppo, con il clichè del sessodrogarocknroll in mente, ne sono rimasto inizialmente colpito in maniera negativa, per poi capire che la mia aspettativa era qualcosa mai promessa da nessuno ed iniziare a vederlo per il gran capolavoro che è. Capito questo, scrivere qualcosa per consigliare Song to Song è più che mai semplice.
BV è un talentuoso musicista in cerca di successo, supportato dal suo produttore Cook e dalla sua segretaria Faye, di cui presto BV si innamorerà. Tra i tre si stabilirà un legame che andrà oltre il semplice rapporto professionale e che coinvolgerà anche la giovane cameriera Rhonda (e non solo) in un racconto alquanto profondo e coinvolgente. Le immagini di questa storia, estremamente piacevoli e deliziose, sono spesso accompagnate dalle voci fuori campo dei protagonisti che raccontano le proprie vicissitudini tra ossessioni, tradimenti, gelosia, incomprensioni e passioni. Ciò permette allo spettatore di essere coinvolto maggiormente, punto assolutamente favorevole della produzione. Ma quello che può essere un grande pregio della pellicola, rischia anche di divenire il suo principale “difetto”: stiamo parlando di cinema d’autore a tutti gli effetti e se ciò non viene recepito dallo spettatore nel modo giusto, può essere interpretato negativamente e lasciare un brutto ricordo. Il rischio è molto alto, perché stiamo parlando di un film decisamente di qualità, artistico e particolare, presentato e comunicato al pubblico come fosse un qualunque blockbuster Hollywoodiano. L’importanza degli attori sovrasta fin troppo l’immagine di un film che, ripeto, non è per tutti: mi spiacerebbe veramente tanto sentir parlare di Song to Song come un film noioso o deludente solo perché incompreso o sottostante a delle errate aspettative. Occorre essere coscienti del fatto che si tratta di cinema d’essai in tutto e per tutto: un film da vedere senza ombra di dubbio (finora il migliore del 2017), ma con la consapevolezza di tutto ciò qua sopra riportato. Rilancio e mi sbilancio in un consiglio spassionato per chi ne fosse rimasto incuriosito: prepararsi all’atmosfera ed allo stile dei film di Malick guardando qualche sua precedente produzione… male non fa!