“I tuoi referenti non esistono più, possiamo comprare chiunque.”
Suburra dipinge un quadro pauroso delle collusioni tra malavita, politica e religione nella nostra Capitale. Suburra è da secoli un quartiere malfamato di Roma, una zona dove il popolo può tramare le sue malefatte. Sollima, un vero e proprio specialista nell’ambito, forte della sua esperienza nella serie Gomorra (se si pensa al piccolo schermo) e di un bel prodotto come A.C.A.B. (per tornare ad un lungometraggio prodotto per il cinema), ci romanza attorno una bella storia a trame intrecciate; la sete di potere è il motore scatenante di una reazione di eventi che terminerà con quella che il regista definisce Apocalisse. Favino (il vero protagonista) è un politicante di successo con le giuste conoscenze, Amendola un “senatore” della malavita che muove i fili di qualsiasi traffico illecito e fa da garante alle principali “famiglie” capitoline, Elio Germano il re della mondanità, un ragazzotto di successo prima vittima e poi carnefice nel complesso quadro che continua ad intrecciarsi.
Un film che mi ha stupito in positivo per la chiarezza con la quale riesce a sconvolgerci (come se ce ne fosse bisogno) e con la quale spiega i meccanismi che regolano un ambiente torbido, dove potere e peccato si mescolano, proprio come nell’antica Roma.