“Signori, alla profonda esperienza religiosa che si vive nel far bene il proprio lavoro, se pur tragicamente sottopagati.”
Larry,Phil e Bob sono 3 rappresentanti di una ditta di lubrificanti industriali, mandati in trasferta in un triste albergo di Wichita, nel Kansas, per organizzare una convention allo scopo di “acchiappare” un importante potenziale acquirente, da loro soprannominato il “Big Kahuna” appunto.
La camera d’albergo (con una carta da parati di una bruttezza rara) sarà il palcoscenico per riflessioni e considerazioni che esulano dal contesto dei lubrificanti industriali.
Tre venditori, tre persone, tre esperienze di vita completamente diverse. Il simbolo della Trinità è fortemente presente in questo film, magistralmente interpretato da Kevin Spacey, Danny DeVito e Peter Facinelli. La figura di Dio viene usata come metafora per parlare delle paure e della fragilità dell’animo umano, in una pellicola che si alterna tra le battute graffianti e ciniche di Kevin Spacey, a toccanti momenti di profonde riflessione sul senso della vita, con le espressioni malinconiche di Danny De Vito.
La sceneggiatura la fa da padrone, ovviamente, e quando il film comincia, prima delle immagini arrivano le parole. La regia di John Swanbeck è asciutta e senza fronzoli, come la storia richiede, anche se forse indugia un po’ troppo sui primi piani degli attori che comunque sono formidabili in questa pièce teatrale al limite del claustrofobico.