“Qui c’è un essere umano che rischia il massimo della pena, ora noi voteremo e lo chiuderanno in prigione per sempre.”
Curioso come dopo aver visto “La Spia” mi ritrovi per le mani una pellicola di tutt’altro respiro ma in cui il presunto cattivo è un ragazzo di origine cecena. Il ragazzo in questione è il perno su cui ruota l’intera pellicola ma non è il vero protagonista del palcoscenico. I personaggi principi sono infatti 12 giurati che vengono chiusi in una palestra di fortuna (le aule adibite in tribunale sono in ristrutturazione) per giudicare il giovane, incolpato di aver ucciso il proprio padre putativo. Tutto si svolgerà qua dentro e, laddove la scena possa sembrare alquanto statica (posso confermarlo… lo è realmente), prende vita un dibattito acceso tra i 12 giurati fatto di siparietti arguti e dialoghi intelligenti; 12 persone che non si sono mai viste prima ma che di fronte ad una decisione così importante decidono di aprirsi gli uni agli altri, raccontandoci frammenti significativi delle proprie vite.
Mikhalkov si adopera in un remake di “12 Angry Men” e lo fa confezionando un’opera quasi teatrale, decisamente cerebrale… che personalmente nello stile mi ha ricordato un film come “Carnage”, nonostante tratti tutt’altra tematica. Adatto sicuramente ad una serata impegnata, prendetelo in considerazione se preferite il ragionamento all’azione.