“Il nostro matrimonio non è stato un giardino di rose, botanicamente parlando tu sei più un’orchidea carnivora.”
“Basta che Funzioni” è il 40esimo film di Woody Allen che si riconferma come ottimo sceneggiatore e grandissimo regista; con questa pellicola, che è un’enorme ed – inutile dirlo – divertente monologo sull’amore e sull’esistenza, Allen torna a raccontare la sua New York. I dialoghi sono esilaranti e pieni di quel genere di citazioni che ti scrivi sulle note del telefono per poi metterle come stato di Whatsapp; come se non bastasse Allen trova in Larry David un perfetto Boris (anche se in origine la parte era stata scritta per Zero Mostel), un personaggio che passa continuamente dall’essere insopportabile ad essere amato.
Il film ci racconta la storia del fisico di mezza età Boris Yellnikoff che dopo un matrimonio fallito decide di andare a vivere da solo e isolarsi da tutte quelle persone che non ritiene intellettualmente al suo livello. Il mondo di Boris verrà poi nuovamente messo scombussolato quando un’ingenua ragazzina scappata da un paesino del Mississippi che appena arrivata nella grande mela riuscirà a farsi ospitare nel suo appartamento. Questa convivenza scatenerà infatti una serie di eventi e situazioni bizzarre nella vita del fisico newyorkese.
Tra una battuta alleniana e l’altra in questo film assumono un ruolo fondamentale il caso e la fortuna che in modi del tutto imprevedibili ed esilaranti guideranno e trasformeranno la vita dei personaggi; ruolo fondamentale lo avrà anche l’amore che come nella maggior parte dei film di Woody è il principale mezzo attraverso il quale vengono veicolate le sue stravaganti storie. Il protagonista è evidentemente un alter-ego di Woody Allen stesso e guardando la pellicola emerge una sorta di autocritica da parte del regista, come a ironizzare sul suo personaggio e su alcune delle sue produzioni precedenti. Alla fine basta che funzioni, no? E questo film funziona molto bene: consigliatissimo!