“Ho bisogno di soffitti alti.”
Una famiglia decisamente fuori dagli schemi, quella di Augusten. Padre assente e alcolista, la madre donna frustrata e ossessionata dal suo subconscio creativo che la conduce ai limiti della ragione. I due, oppressi e infelici, si affidano ad uno stravagante psicologo, il dottor Finch. Questi ha una notevole influenza sulla donna e la induce a separarsi dal marito in quanto non apprezza il suo “dono”.
Augusten, legato morbosamente alla madre, viene invece abbandonato nella casa tutta rosa del dottore tra le follie e stranezze della sua famiglia, gli elettroshok e il gatto Freud lasciato morire in un cestello senza nutrimento, morte diversamente interpretata come “leucemia felina”. Augustin scopre di avere tendenze gay, si relaziona e innamora di Neil Bookman, figlio adottivo di Finch, gay con complesso di Edipo a seguito. “Correndo con le Forbici in Mano” è una commedia autobiografica dalla trama e dai personaggi insoliti, tutti soggetti a qualche disturbo psichico più o meno inconscio. Al centro della storia sicuramente Augusten, adolescente degli anni ’70 che deve crescere tra esplosioni incontrollate di Es e ego della madre “costipata”, Deirdre. Un film diverso, dalla sceneggiatura rispettabile, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Augusten Burroughs, ma sicuramente fuori dagli schemi e dalla visione facile.