“L’estensione logica del business è l’omicidio”
Ci sono film che ti tengono impegnato anche dopo i titoli di coda, che continuano a farti riflettere. Ci sono film che, nonostante si percepisca di non averli compresi del tutto, ti lasciano comunque con la sensazione di aver assistito ad un’espressione di puro genio, uno stato d’animo che Kant probabilmente chiamerebbe “sublime”. Sceneggiato, diretto e prodotto dal visionario David Cronenberg, e tratto dall’omonimo romanzo di Don DeLillo, Cosmopolis per me è stato proprio uno di quei film.
La pellicola si svolge quasi interamente all’interno della lussuosissima e tecnologica limousine del giovane speculatore finanziario Eric Packer, il quale vuole a tutti i costi attraversare Manhattan per recarsi dal suo barbiere di fiducia in una giornata decisamente caotica, in quanto segnata dalla visita del presidente degli Stati Uniti, dalla morte di un famoso rapper (tra l’altro cantante preferito di Eric), e da sommosse di gruppi anticapitalisti. Oltretutto, l’eccentrico miliardario scopre che la sua stessa vita è a repentaglio ma la cosa non sembra turbarlo più di tanto, come del resto non lo scompone, apparentemente, l’assistere al collasso repentino del suo impero economico. Paradossalmente ciò che più pare sconvolgerlo in questo “tranquillo giorno apocalittico” è l’aver scoperto di possedere una prostata asimmetrica. Dialoghi intensi, profondi, brillanti e a tratti persino difficili da seguire.
Un sorprendente Pattinson che sveste i panni del vampiro rubacuori per abbandonarsi nelle sapienti mani di Cronenberg, il quale lo guida in un’interpretazione che potrebbe essere la svolta decisiva per la sua carriera. Grande comunque tutto il cast, nel quale fa capolino pure un sempre ottimo Paul Giamatti. Da vedere e probabilmente da ri-vedere!