“Io non ti capisco ma ti voglio bene.”
Nuova fatica dell’ex enfant prodige del cinema canadese, Xavier Dolan, il quale da qualche anno ha ormai dimostrato di aver raggiunto la piena maturità cinematografica. In quest’occasione Dolan ha voluto adattare, mediante uno sforzo di scrittura davvero notevole, l’omonimo testo teatrale di Jean-Luc Lagarce: un’opera assai complessa che il regista nativo di Montréal è riuscito a rispettare nell’essenza ma anche ad impreziosire, con i suoi intensi primi piani e la sue eccentriche scelte musicali, tanto da essersi meritato ancora una volta il plauso della giuria di Cannes che l’ha insignito del Grand Prix Spécial.
La trama del film è molto semplice e quasi tutta l’azione si svolge all’interno dello stretto spazio di una casa di provincia. Dopo 12 anni lontano dalla sua famiglia, Louis, scrittore omosessuale e malato terminale, decide di ritornare nella cittadina natale per comunicare ai propri cari la notizia della sua morte imminente. Non sarà facile, però, per l’uomo, partito che era appena un ragazzo, tornare tra le asfissianti mura domestiche e riallacciare i rapporti con i suoi famigliari, con i quali non era mai veramente riuscito a dialogare durante la sua adolescenza. Ancora dopo tanti anni, infatti, comunicare risulta estremamente difficile, prendere la parola e rivelare i propri turbamenti pare un’impresa impossibile.