“Che cosa hai fatto?”
“Ho smesso di mentire.”
Elle è un thriller psicologico decisamente anomalo, diretto dal geniale regista olandese Paul Verhoeven (Atto di Forza, Basic Instinct) e basato sul romanzo «Oh… » dello scrittore Philippe Djian. Il film narra la storia di Michèle (Huppert), donna cinica e decisa, che dirige un’azienda di videogiochi come un vero sergente di ferro. Prova a mantenere lo stesso atteggiamento anche di fronte alla violenza sessuale di cui è vittima nella propria casa da parte di un misterioso uomo mascherato, del quale è determinata a scoprire l’identità. Tuttavia una subdola perversione comincia ad insinuarsi nella sua mente e nella sua vita; una perversione che dovrà affrontare congiuntamente allo spettro del padre psicopatico, rinchiuso da anni in carcere per crimini efferati.
Pellicola non convenzionale, marcata da un’ironia spesso esageratamente leggera che contrasta volutamente sia con il genere a cui fa riferimento l’opera, sia, soprattutto, con i temi affrontati, tanto da generare una perversa sensazione ossimorica. L’effetto è una sorta di atmosfera spiazzante per lo spettatore, in cui l’unica certezza salda rimane l’impeccabile Isabelle Huppert, vero e proprio perno su cui poggia il peso dell’intero film. Nonostante questo mix di sapori non sempre equilibrati e coordinati fra loro, Elle costituisce un prodotto indubbiamente interessante e che conferma tutto il coraggio e la voglia di sperimentare di uno dei registi più peculiari degli ultimi decenni.