“Mi ha accarezzato i capelli e pensavo che fossi tu.”
Asghar Farhadi dirige un capolavoro ambientato nella sua terra d’origine, Teheran. “Il Cliente” è la storia di una famiglia di due attori amatoriali che per un crollo devono abbandonare l’abitazione di sempre. Troveranno alloggio grazie ad un generoso collega, che gli riserverà un appartamento di sua proprietà al momento sfitto, ma dove la precedente inquilina ha abbandonato le proprie vettovaglie. I due, Emad e Rana, stanno preparando un nuovo spettacolo ma l’uomo si divide con il proprio lavoro di insegnante. Proprio in sua assenza la donna subirà un’incursione di un malintenzionato che getterà nell’angoscia la coppia e farà nascere in Emre un desiderio di vendetta nei confronti del balordo.
Ci sono tanti motivi per cui è giusto vedere “Il Cliente”. Il primo è perché è un film iraniano ed il cinema persiano sta vivendo momenti di gran luce. Il secondo perché la forza di una sceneggiatura semplice solo in apparenza personalmente mi ha stupito per semplicità e travolto con tutta la sua cruda ed intima disperazione. Un filmone senza “se” e senza “ma”, vincitore a ragione della statuetta come migliore film straniero 2016, soddisfazione letteralmente strappata dalle mani di Farhadi, impossibilitato a prendere parte alla cerimonia per colpa di leggi restrittive dell’amministrazione Trump. Una mano certamente sapiente che partorisce un film ancora più convincente dei due predecessori (“Il Passato” e “Una Separazione”) che in ogni caso consiglio vivamente.