“Biosgna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene. Questo Dio lo sa e lo so anch’io.”
Film che ha consacrato il nostro Paolo Sorrentino come uno dei migliori registi europei e che si è aggiudicato il premio della giuria al Festival di Cannes del 2008, una candidatura agli Oscar nonché numerosi altri meritati riconoscimenti sia in Italia che nel resto del mondo. La pellicola ci mostra gli anni caldi dell’esperienza politica di uno degli uomini certamente più influenti e controversi della storia repubblicana del Bel Paese: Giulio Andreotti. Pur basandosi su accadimenti reali, l’opera rifugge toni canonicamente documentaristici o di denuncia, presentando, grazie anche all’interpretazione magnifica di Toni Servillo, un Andreotti caricaturato, iperbolico nella sua devozione fredda e assoluta al potere.
La scelta del regista è, infatti, quella di offrire una narrazione costantemente filtrata da una patina di grottesco surrealismo, che contribuisce a creare una sorta di distanziamento tra pubblico e l’esposizione dei fatti: quello spazio probabilmente necessario per comprendere una figura così complessa, la quale, forse, non può essere giudicata per davvero con i soli strumenti in mano alla giustizia e alla storia ma necessita di una prospettiva più profonda, una dimensione artistica. Il risultato finale è un indubbio capolavoro che, qualsiasi sia la vostra visione su questo personaggio ed indipendentemente dalla fede ideologica di ognuno, non può che colpire e coinvolgere per la sua originalità formale.