“Non ne usciremo vivi.”
Il regista William Friedkin (L’Esorcista) ci fa vivere la fuga di quatto sconosciuti dalle proprie malefatte, dal proprio paese di appartenenza e dalla propria vita, e che li vedrà poi unirsi in un’impresa pressoché suicida, atta al mero guadagno di soldi e passaporto mediante il trasporto di un carico di nitroglicerina. Posta in gioco di questa avventura, la loro stessa vita.
In un viaggio nella giungla per mezzo di fatiscenti camion esplosivi, condito dalla musica dei Tangerine Dream che avvolge lo spettatore ed enfatizza il nervosismo, ognuno dei quattro fugge di corsa, senza sapere dove andare e sapendo di non ritornare più. Notevole la sequenza sotto il diluvio o anche la “semplice” scena dell’attraversamento di un ponte, parti clou della pellicola, che diventano scene da brividi grazie alla maestria di Friedkine ed al sapiente abbinamento musicale a tutto volume e che ci fanno precipitare nostro malgrado dentro il film, a rischio di morte a fianco dei protagonisti.
Immeritato flop nei cinema dell’epoca, rispolverare questo film ci fa riflettere sul cinema d’azione e di come esso si possa fare anche mediante dialoghi scarni e sporadici. Questo però non perché botte, spari ed inseguimenti prendano il sopravvento, ma anzi perché “semplicemente” sono i dettagli che parlano per loro, particolari e finezze di un ambiente psicologicamente infernale sia per i luoghi ameni che per la tensione che la trama sprigiona.