“Sai Giorgy, credo che questo sia l’inizio di una grande amicizia!”
L’ignoranza fatta film. Non leggete neanche questa recensione se state cercando comicità raffinata o cinema d’autore! Postal è uno dei film più politicamente scorretti che io abbia mai visto. Sceneggiatura zero, recitazione più che sufficiente… Il motivo per cui lo consiglio è semplicemente la demenzialità che domina dall’inizio alla fine. D’altronde alzi la mano chi abbia mai visto una pellicola con nazisti e talebani, nani stuprati da scimmie o con stragi di bambini. Per non parlare di come questo film prenda in giro alcuni stereotipi americani, come i poliziotti, le comunità di strampalate religiosi o… l’11 Settembre.
La trama ha poco conto: il nostro protagonista è uno sfigato in cerca di lavoro, vive in una roulotte ed ha una moglie stra-obesa che si passa tutti i bifolchi del campeggio. Suo zio, al quale si rivolge in cerca di aiuto, è il santone di una setta hippie, messa su solo per far soldi e spassarsela con le belle donzelle che hanno abboccato (altro pregio di Postal!). Per far soldi, decidono di intercettare un carico di bambole dalla forma fallica, preziosissime e volute da tutta l’America. Ma il loro piano si incrocerà presto con quello di Bin Laden, deciso a intossicare gli Stati Uniti mediante quelle ambite bambole. Che il degenero abbia inizio!