“Una volta qualcuno mi ha detto: la verità è in tutto è anche nell’errore.”
«Bisogna prestarsi agli altri e darsi a se stessi.» (Montaigne) – Godard decide di aprire con questa citazione la sua pellicola. Il film prende spunto da un’inchiesta giornalistica “Dove va la prostituzione?” firmata da Marcel Sacotte, ma arriva ben oltre. L’autentico protagonista del film, infatti, non è Nanà, né tantomeno il fenomeno della prostituzione nella Parigi dell’epoca, ma il linguaggio: il linguaggio come suprema forma di espressione del pensiero.
Questa è la storia di Nanà, ventiduenne aspirante attrice, che lavora come commessa in un negozio di dischi. Nanà dopo aver investito tutti i suoi risparmi in un book fotografico che le sarebbe dovuto servire per entrare nel mondo del cinema, non sa come pagare l’affitto e si procura il compenso prostituendosi. La voglia di tornare a fare una vita normale è grande, ma Nanà è costretta a fare i conti con il suo protettore Raul che non vuole lasciarla libera, anzi Raul cerca di venderla ad un altro suo “collega”. La “vendita” però sfuma in tragedia.
“Vivre Sa Vie” è un film di culto che mostra una Parigi dei primissimi anni sessanta deprimente e desolata. Il regista francese accosta a tratti ingredienti antitetici ma dosati perfettamente… risultato: un capolavoro. Film vincitore del premio speciale della giuria alla 27ª Mostra di Venezia. Film vero e intenso, drammatico ma allo stesso tempo leggero, con riferimenti colti e raffinati.