“Koldo lo so che si sei ancora, ti sento mio amore.”
Dopo il deludente secondo capitolo della saga, Paco Plaza e Jaume Balaguerò dovevano riportare REC ai fasti del primo film. Missione difficile se non impossibile. Le prime voci parlavano di un episodio dedicato alla genesi di questo famoso virus che tramuta le persone in morti viventi assetati di sangue e carne umana e come suggerisce il sottotitolo, così dovrebbe essere. Eppure non è affatto quello che sembra. REC 3 racconta una storia parallela, cioè ambientata in contemporanea ai due capitoli precedenti ma a qualche km di distanza. Siamo al matrimonio di Clara e Koldo. Dopo la cerimonia e il buffet, seguono le danze scatenate nella villa noleggiata. Tutti si stanno divertendo quando lo zio di Koldo dà di matto e inizia a mordere tutti gli invitati. Nello stesso momento la sala si riempie di posseduti famelici che danno la caccia alle vittime. Intanto, fuori dalla villa, è già arrivata una strana equipe medica che ha messo in quarantena il perimetro.
Capitolo di rottura se ce n’è uno. Abbandonata la tecnica POV, point of view, ovvero la camera a mano e la soggettiva dei protagonisti, Plaza cambia registro e dopo un breve ritorno/passaggio da filmino di matrimonio (con tanto di menu del DVD), vira alla regia classica, con campi, controcampi e quant’altro. E’ il capitolo più divertente e meno serio, con trovate geniali e dove riusciamo a vedere delle grasse signore ingioiellate combattute a colpi di mazza chiodata e scudi medievali e una sposa sanguinaria armata di motosega. E ovviamente, lascia aperte le porte a un altro capitolo. Il primo REC è lontano ma per fortuna siamo lontani anche dal pessimo secondo.
Il film sarebbe dovuto uscire in Italia a settembre, ma ancora nessuna news.