“Nessuna donna può amare davvero un uomo che ascolta Phil Collins!”
Voglio essere blasfemo: Sing Street è uno dei migliori film del 2016, certamente uno dei più originali. È un’avventura carica di vita, di trasporto, di passione, raccontata attraverso la musica ed i sentimenti che essa fa scaturire. Il regista di “Tutto può Cambiare” e “Once” ci presenta Conor, un ragazzotto di Dublino che si vede costretto a cambiare scuola a causa della crisi economica (e non solo) della propria famiglia. Si trasferisce in un istituto di soli maschi, dove il nonnismo è di casa e dove il nuovo arrivato è visto come un borghesotto figlio di papà. Ma qui vi voglio tranquillizzare: non siamo di fronte ad una pellicola toccante e drammatica in cui il protagonista patirà una situazione difficile. A Conor di queste “rappresaglie” nei suoi confronti poco importa, a lui piace la musica e piace Raphina, una ragazza incontrata fuori da scuola, sua vera e propria musa ispiratrice.
Con un tono sbrigativo e sbarazzino, Carney ci racconta di come Conor trovi i giusti contatti per fondare una band formata da Nerd e disadattati con forte vocazione anni ’80. Sarà quindi un percorso attraverso le sonorità del periodo, la creazione della band ed il percorso amoroso del protagonista, un cammino trattato dal regista con modi spicci. Il risultato è un’opera, come già detto, che trasuda vitalità e che non trascura i sentimenti sinceri di un ragazzino deciso e di carattere. Il tocco britsh è infine la ciliegina sulla torta: una fredda ironia, cinica e spietata che sinceramente mi ha divertito come pochi altri film dell’ultimo periodo. Una piacevole scoperta in un “campo” che non è proprio il mio terreno abituale.