“Ho paura di chiudere gli occhi… e ho paura di riaprirli.”
Nell’ottobre del ’94 tre ragazzi scomparvero nei boschi circostanti la cittadina di Burkittsville; Quello che ci viene presentato è il loro filmino, ritrovato in quelle campagne. I loro corpi non furono mai rinvenuti. È questa la geniale campagna pubblicitaria che accompagnò l’uscita del mistero della strega di Blair (antico nome della cittadina). I due registi esordienti fecero credere all’intera platea mondiale di presentare un documentario di un fatto realmente accaduto, attirando su di sé l’attenzione dell’intera critica e creando un vero e proprio fenomeno di costume.La pellicola infatti è, per la prima volta, girata volutamente con videocamera amatoriale,tecnica che intrappola la spettatore nel vivo della vicenda, aumentandone il pathos. Questo stile narrativo aprirà la strada ad un intero filone di produzioni che faranno della cinepresa a mano il loro punto di forza (Rec, Cloverfield, Paranormal Activity).
L’intento dei tre spavaldi adolescenti (Heather, Mike e Josh) protagonisti della vicenda, è quello di creare un documentario scolastico che faccia luce sulla strega che in passato rapì e uccise diversi bambini del paese. I tre ragazzi, spinti dal loro scetticismo, oltre ad intervistare testimoni oculari dell’inquietante presenza, si spingeranno nei luoghi dove dicono siano avvenuti i fatti. Si dovranno ricredere. Pellicola che ha fatto tanto parlare di sé, creando pareri alquanto contrastanti, ma che traccia una strada chiaramente innovativa, rendendola per questo un caposaldo per gli amanti del brivido.