“Ci sono un sacco di persone, un sacco di persone potenti, che vogliono reprimere Internet. E a essere onesti, non ci sono molte persone che hanno interesse a proteggerlo…”
Aaron Swartz sin da piccolo era un bambino vispo e sveglio, con la passione per l’apprendimento e l’insegnamento. A tre anni sapeva leggere e già era il maestro personale del fratellino. Ma la malattia di Aaron era quello scatolotto che il papà gli fece conoscere sin da subito, quello con cui si potevano “fare magie”, come a lui piaceva chiamare le suo operazioni informatiche. Questo ragazzotto paffutello, sfigato e non particolarmente ottimista a quattordici anni già si era distinto nel mondo di internet per alcuni progetti di particolare interesse (fu cofondatore del servizio RSS). Con il passare degli anni prende vita in lui una passione per la politica e per la giustizia che lo impegnerà fortemente nel campo della liberalizzazione dell’informazione online.
Purtroppo la sua crescente popolarità come paladino della giustizia telematica coinciderà con immediati problemi giudiziari: Aaron calpesta piedi troppo influenti ed interessi troppo elevati. Morirà suicida nel 2013 ma il mondo rivoluzionario di internet lo ha eletto simbolo della propria lotta, da allora sempre più forte. The Internet’s Own Boy è il documentario che parla di tutto ciò, con uno spirito puramente giornalistico e con assoluta sobrietà. Al momento in cui scrivo non è ancora stato doppiato, ma spero lo possa essere presto, in modo da rendere la storia di Aaron Swartz più popolare possibile e non dimenticare un eroe dell’epoca moderna.