“I panni sporchi si lavano in famiglia, e gli autori hanno osato stenderli sul balcone”
Voluto fortissimamente da Vittorio De Sica, Umberto D. è considerato oggi il punto di arrivo della poetica neorealista. Umberto Domenico Ferrari è un anziano funzionario ministeriale costretto a vivere con una pensione insufficiente, dibattendosi tra difficoltà economiche insuperabili. Abita in una misera camera ammobiliata, dalla quale la padrona di casa minaccia di sfrattarlo. Febbricitante entra in ospedale, dopo aver affidato il suo fedele compagno Flaik, un cagnolino bastardo, a Maria – la servetta – che gli dimostra una certa comprensione. Uscito dall’ospedale dopo qualche giorno, non trova più a casa il suo diletto Flaik e dopo tante ricerche lo trova al canile comunale, riscattandolo. Una volta tornato a casa si ripresenta, più urgente e minaccioso, il pericolo dello sfratto. Umberto va in cerca di qualche vecchio amico ma nessuno vuole o può aiutarlo, così gli viene l’idea di chiedere l’elemosina, ma la propria dignità glielo vieta. Sconsolato, decide di farla finita e si reca con il fedele Flaik ad un passaggio a livello. Spaventato dal rumore del treno in arrivo, il cagnolino gli sfugge dalle mani e per il protagonista è la salvezza. Deciso a riconquistare la fiducia e l’affetto di Flaik, si mette a giocare con lui e non pensa più al suicidio.
Le vicissitudini di Umberto D. sono riportate su tutte del storie del cinema come esemplari del modo in cui il potere politico utilizza la censura per reprimere qualsiasi forma di dissenso ideologico o di sguardo critico sulla realtà: all’uscita del film, nonostante l’impegno personale di De Sica nel difendere la sua opera da mutilazioni gravi, la censura amministrativa impose un incredibile divieto ai minori di 16 anni, condizionato per giunta a un taglio. Con gli anni, il film conquista a poco a poco il riconoscimento della storia, ma la legge italiana è ferma e il divieto ai minori resta. Nel 1967, Umberto D. viene sottoposto alla revisione per ottenere il nulla osta alla trasmissione televisiva. Nel nuovo decreto, rilasciato il 26 Ottobre 1967, si pretendono quattro tagli ulteriori, descritti con notarile precisione.
In Italia, dal 1967 ad oggi, molte cose sono cambiate. In questo cammino si è riuscito a cancellare il divieto ai minori di 16 anni, così che la pellicola sia stata trasmessa più volte nella sua edizione integrale; ma nel Novembre 2004, in vista della trasmissione del film su Retequattro della copia restaurata, arrivò presso lo Studio Emme, il nastro della messa in scena con una copia del decreto del 1967 e con l’ordine di censurare minuziosamente tutte le scene citate nel documento.
Sembra poco probabile che nel XXI secolo qualcuno possa aver paura di un pensionato degli anni ‘50. Sarà forse il segno del ritorno di un’Italia che si credeva finalmente superata?