Wicked

Wicked - Jon M. Chu, 2024


Voto medio: 3,69
(86 voti totali)

Film consigliato

da

DURATA: 160 minuti
GENERE: Fantastico, Musical
CAST: Cynthia Erivo, Ariana Grande, Michelle Yeoh, Jeff Goldblum, Jonathan Bailey, Ethan Slater, Marissa Bode, Bowen Yang, Bronwyn James, Keala Settle, Adam James, Colin Michael Carmichael, Alfredo Tavares, Andy Nyman, Shaun Prendergast, Sharon D. Clarke.

“C’è stato un tempo in cui la vita a Oz era diversa…”

A volte capita di trascinarsi al cinema con la sensazione di dover “sopportare” un film, soprattutto quando si tratta di un musical. Anch’io sono entrata in sala con quell’atteggiamento un po’ scettico, pronta a trovare ogni difetto possibile e immaginabile. La mia “lotta interiore” era motivata da più di una ragione: la lunga durata che avrebbe messo alla prova la mia schiena dolorante, la nostalgia per Il mago di Oz, il rischio di vedere rovinato un classico tanto amato, e il timore di ritrovarmi costretta a guardare Ariana Grande in un ruolo che dubitavo fosse all’altezza. Eppure, a volte la vita – o il cinema – riserva piacevoli sorprese.

Mi sono ritrovata di fronte a un’opera costruita con intelligenza e passione. Le scene, i costumi, le coreografie, i numeri musicali e perfino l’umorismo leggero mi hanno conquistata quasi contro la mia volontà. Il tutto avvolto in un’atmosfera che riesce a omaggiare il Wizard of Oz originale senza sminuirlo, ma anzi aggiungendo un tassello in più all’universo fantastico che conosciamo. Più il film andava avanti, più avvertivo un senso di meraviglia: non solo per la cura di ogni dettaglio, ma anche per la forza delle due protagoniste, Elphaba e Glinda, che incarnano in modo diverso la ricerca di se stesse e l’accettazione delle proprie unicità.

Confesso che Ariana Grande, da me inizialmente sottovalutata, è stata la rivelazione. Ha saputo calarsi nei panni di Glinda con un’energia che definirei contagiosa, un mix di frivolezza e ironia che mi ha fatto sorridere più volte. E se da un lato mi aspettavo la bravura vocale (che non manca), dall’altro sono rimasta colpita dalla sua abilità nel reggere con sicurezza i momenti più leggeri e quelli più intensi. Insieme a Cynthia Erivo, superlativa nel dipingere ogni sfumatura della “strega malvagia” Elphaba, formano una coppia affiatata e credibile, anche quando le loro storie personali e sentimentali si intrecciano in modi imprevedibili.

C’è un aspetto, però, che mi ha lasciato con sentimenti contrastanti: come da brutta tendenza del tardo capitalismo, ecco arrivare la divisione in due parti. Così il film non si conclude davvero, ma si ferma sul più bello, rimandandoci (a quanto pare non troppo lontano) a una seconda parte. Da un lato, capisco la volontà di dare più respiro alla storia e alle trasformazioni di Elphaba e Glinda, ma dall’altro mi irrita che ormai questo “spezzettare” l’esperienza sia diventato quasi una strategia di marketing. Non nego di avere mixed feelings al riguardo.

Resta il fatto che tutto il resto mi è piaciuto: è un film che diverte e commuove senza far sentire lo spettatore “ingabbiato” nella struttura musicale. Ho apprezzato molto il modo in cui le due protagoniste non vengono ridotte a semplici cliché, ma crescono e lottano, ciascuna a suo modo, per liberarsi di stereotipi e imposizioni. La magia che muove il mondo di Oz sembra quasi un riflesso delle pressioni che sentiamo anche nella realtà: aspettative, pregiudizi, etichette. Dietro la parata di canzoni e coreografie si cela, dunque, un messaggio su amicizia e solidarietà femminile che trovo immensamente potente.

È un film di oltre due ore, eppure non mi ha pesato nemmeno un secondo. Sono uscita dal cinema con la sensazione di aver assistito a qualcosa di genuino e trascinante, la cui eredità non va a intaccare il ricordo del Mago di Oz, bensì lo arricchisce. Aspetto sì la seconda parte con un po’ di scetticismo verso questa divisione, ma anche con la curiosità di vedere come evolverà la storia. Se qualcuno mi avesse detto che sarei tornata a vedere Wicked una seconda volta, probabilmente sarei scoppiata a ridere. Ora, invece, sorrido perché sono felice di essermi sbagliata.