“Scusami se sono stata poco chiara, non ti devi spaventare. Tranquillo, non sei nei guai… Credo tu ora debba stare in un posto sicuro e magari… parlare con qualcuno.”
Una pellicola che parla di vendetta in modo snello, evita qualsiasi fronzolo e ci mostra la vicenda di un ragazzo taciturno che in seguito alla morte per omicidio dei propri genitori riduce la propria vita all’accattonaggio, attendendo il giorno in cui l’assassino di suo padre e suo madre uscirà di prigione. Durante una nottata trascorsa come al solito in auto viene avvertito da un’amica agente di polizia che il giorno tanto bramato è finalmente arrivato. Dwight (questo il nome del giovane) avrà finalmente l’occasione di farsi giustizia. La sua vendetta sarà istintiva, impacciata (Dwight è un perdente più che un omicida), tanto disorganizzata da sembrare verosimile: un atto poco ragionato e scaturito da un odio sincero, da una disperazione intima che ha distrutto la sua vita. Dwight è pronto a tutto proprio perché non ha più niente, questo lo rende parecchio credibile agli occhi dello spettatore.
Blue Ruin è un film godibile e piuttosto breve, che non si perde certo in colpi di scena poco plausibili o sparatorie mozzafiato. Per tutti questi motivi il film mi ha colpito senza sconvolgermi, di certo non urlerete al capolavoro ma sicuramente non ne rimarrete delusi.