“Ecco a voi John Ashcroft. Nel 2000 si era ricandidato senatore nel Missouri, contro un uomo che morì un mese prima del voto. Gli elettori preferirono il morto. Così George W. Bush nominò Ashcroft ministro della Giustizia.”
Fahrenheit 9/11 è un documentario che racconta i noti attentati terroristici dell’11 settembre sotto un’ottica diversa. Ricordo di aver visto il lungometraggio di Moore al cinema appena uscito, i temi trattati mi sconvolsero almeno quanto gli attacchi stessi. Michael, con tono ironico, si rivolse all’intero mondo occidentale mostrando la propria “tesi del complotto”. Il regista attraverso documenti ed indagini approfondite, infatti, dimostra come Bush ed il potere forte statunitense non fossero affatto ostili alla famiglia Bin Laden, anzi quasi alleati nell’attacco agli Usa stessi. Dietro a tutto ciò, manco a dirlo, interessi economici tali da mettere in secondo piano la vita di migliaia di persone.
Possibile tutto ciò? Non sta a me deciderlo e tanto meno ritengo questa la sede opportuna per trarre conclusioni affrettate. Certamente Fahrenheit 9/11 destabilizza parecchio lo spettatore, ne toglie le certezze, probabilmente lo condiziona. Personalmente mi ha reso più cauto e più riflessivo nel condannare fatti che forse non sono sempre come ci vengono mostrati. Questa credo sia a conti fatti una grande lezione che Moore riesce a darci, laddove non sia davvero riuscito a farci cambiare visione generale di questa tragedia. Il film si aggiudicherà la Palma d’oro a Cannes nel 2004 ma subirà molte critiche in patria.