“Tutto quello che può essere comprato non ha nessun valore!”
Jacques Annaud a tratto il film dal romanzo del 1957 La Sete Nera, dello scrittore svizzero Hans Ruesch. Ampie panoramiche che si perdono all’orizzonte, nell’oceano di sabbia. Azione in crescendo: lenta all’inizio, per rendere comprensibili le premesse socio-colturali che sono alla base del soggetto. Le scene di battaglia sono ottime e coinvolgenti, realistiche ma sopportabili. La colonna sonora di James Horner non si sposta mai dalla musica araba, sposandosi perfettamente con l’ambientazione e le situazioni. La cinepresa pone gli accenti su ciò che poteva offrire il deserto all’inizi del XX (e su ciò che offrirebbe oggi senza l’oro nero): povertà e arretratezza della popolazione, e persino sobrietà delle regge dei sultani, ricche soltanto di cimeli di guerra.
Il film inizia con la fine di una di queste battaglie combattuta per la conquista di un’ampia fascia di deserto, apparentemente priva di valore, chiamata Striscia Gialla. L’emiro di Hobeika, Nesib, il vincitore, rivendica la consegna di Saleeh e Auda, figli del perdente Amar, sultano di Salmaah. I due bambini vengono cresciuti da Nesib e costituiranno la garanzia del rispetto del trattato che prevede che la “Striscia Gialla” divenga terra di nessuno. Saleeh è il maggiore ed è dedito agli esercizi fisici, all’apprendimento dell’uso delle armi, e con il desiderio di ritornare da suo padre Amar, come degno guerriero. L’Auda ha gli occhiali e si impegna solo a studiare, soprattutto il Corano. Nesib lo considera un inetto, perché, segretamente, avversa l’Islam e le sue leggi troppo restrittive. Al contrario sua figlia, la principessa Leyla, apprezza gli studi di Auda, e se ne innamora. Il trattato venne meno 11 anni dopo, quando una compagna petrolifera del Texas scoprì nella Striscia Gialla il petrolio. Grazie ai proventi Nesib realizza la sua massima aspirazione: modernizzare il suo sultanato. Arma e rende potente il suo esercito per affrontare il sultano Amar. Un uomo che ha sposato i principi dell’Islam più intransigente, che nega modernità e qualsiasi apertura all’occidente infedele. Il conflitto tra i due, inevitabile, avrebbe portato a due conclusioni: totale concessione al colonialismo o mantenimento dello status di povertà e arretratezza delle popolazioni arabe.
Tra i due litiganti s’inserisce il protagonista, Auda, che interpretando il corano giustamente ne coglie il vero volere di Allah: pace, progresso, e rispetto per l’islam. Questo sarà il principio che convincerà tutte le tribù del deserto ad accettare lui come il profetizzato Mahdi, il loro liberatore.