“Quella donna merita la sua vendetta e noi meritiamo di morire.”
Tarantino, Quentin Jerome, nato il 27 marzo 1963 a Knoxville, Tennessee. Non servono altre descrizioni del regista più rinomato ed apprezzato del mondo, oltre che il più cinefilo e maniacale.
Nel 2003 tira fuori dal cilindro questo capolavoro spezzandolo in due parti, anzi due “volumi”: forse per scelte di mercato imposte dalla Miramax, forse per esigenze legate all’attenzione del pubblico. Sta di fatto che non si poteva fare altrimenti, l’intera storia non era minimamente “affettabile”, ogni dettaglio di ogni scena è incredibilmente necessario per lo svolgimento della stessa. La ricchezza di psicologia, di azione, di riferimenti e di dettagli, fanno di questa produzione un must da vedere assolutamente, possibilmente tutto d’un fiato, volume II subito dopo il primo. Uma Thurman è perfetta, la sua raffinata bellezza usata in un contesto di sangue e vendetta è eccezionale, così come le sue doti di attrice: per questo è la preferita di Tarantino, che le disegna una parte fatta su misura per lei.
L’intera storia è divisa in dieci capitoli, cinque per film. Come abitudine di Tarantino, non sono presentati in ordine cronologico, ma riproposti scambiando gli incipit dei due volumi. Anche i riferimenti ad altre pellicole, magari sconosciute, sono un vizio tarantiniano; ma sono ciò che contraddistingue un suo prodotto per le sale da quello di qualsiasi altro regista e questo ai suoi fanatici piace da morire. Piace anche, agli amanti del genere, il sangue che schizza in quantità abbondanti ma non esagerate in quasi tutto il film: un influenza più che evidente e pesante dei B-movie e dei film d’exploitation molto cari al regista.
Che dire di più? Un film (anzi, due) da dieci e lode, poche storie.