“Sull’orlo della disperazione, non ci resta che farci compagnia, prenderci un po’ in giro!”
Come al solito amo scrivere di un film appena uscito dalla sala, di getto, senza rimuginare troppo e trasmettendo le mie impressioni a caldo; credo siano le opinioni più sincere e meno filtrate. Sono entusiasta: Roma è immensamente bella e Sorrentino se ne serve abilmente per costruirci intorno un mosaico complesso, patinato e raffinato contemporaneamente.
Se la “Grande Bellezza” fosse il titolo di un dipinto, Jep Gambardella ne sarebbe sia l’autore che il maggior critico a riguardo. Il protagonista infatti, interpretato da un magistrale Servillo, è uno scrittore dal grande passato, ora abbandonato ad una vita da Viveur, ridotto a donnaiolo per mancanza di stimoli e disincantato dalla vita stessa. Attorno a lui si srotolerà un mondo di figuranti che si riveleranno valere nulla a riguardo della Grande Bellezza (appunto) della città eterna. Un sistema che Jep vive in prima persona ma che grazie alla sua disillusione riesce a pesare ed ad analizzare con lucidità senza però essere troppo grave nella sua critica, ma accettandolo in fondo per quello che è..
Il regista di “This Must Be The Place” questa volta colpisce abilmente un mondo corrotto e sbagliato, e lo fa col giusto sarcasmo, evitando di essere troppo bacchettone, la cosa che gli riesce sicuramente meglio come già ci ha dimostrato ne “Il Divo”. Cast, comparse ed ambientazioni ne fanno un colossal made in Italy. Esaustivo un commento su twitter riguardante questa pellicola: “Avrei voluto non finisse mai..”. Non posso far altro che condividere.