“Questo racconto è molto più di una fantasia: è la vera storia della vita che stavo per iniziare.”
Un film entusiasmante. Ispirandosi all’opera del grande romanziere inglese Charles Dickens, il regista italo-scozzese Armando Iannucci (nato come comico e affermatosi talentuoso regista con “In the Loop” e “Morto Stalin, se ne fa un altro”) adatta la storia al grande schermo con incredibile maestria, osando anche con audaci inquadrature e curiosi movimenti della macchina da presa, arricchendo la pellicola con scene fantastiche e addirittura con un omaggio al cinema muto e alla slapstick comedy.
Con un’ironia acuta e decisamente British, Iannucci dà vita a un adattamento che, oltre a vantare un cast corale strepitoso e volutamente variegato (Dev Patel è David Copperfield, The Millionaire, Vita di Pi, Lion; Hugh Laurie, il leggendario Dr. House e una stravagante e simpatica Tilda Swinton) ci immerge nelle tre grandi dimensioni spaziali della Gran Bretagna: da una Londra caotica, sporca e travolgente, alla costa peschereccia, modesta e statica (che sarà verghianamente travolta dall’intrusione di due giovani londinesi brillanti e spavaldi) fino all’idilliaca e romantica campagna inglese che non può non ricordarci un romanzo di Jane Austen.
La fotografia è strepitosa, i colori vividi e spesso forzati o esagerati sono esacerbati da una scenografia e da costumi eccezionali (come non notare gli interni alla Wes Anderson; al film ha persino partecipato un costumista di Grand Budapest Hotel). Insomma, è anche questo è il bello del Cinema: saper donare una ventata d’aria fresca, di vitalità e contemporaneità anche ai più grandi classici, che sempre più spesso sono visti come superati, distanti. L’audacia di Iannucci è tutta da premiare.