“I bei momenti trascorsi a casa Höß saranno sempre uno dei ricordi più belli delle nostre vacanze.”
Nella vastità del cinema che esplora l’orrore dell’Olocausto, “La Zona d’Interesse” di Jonathan Glazer emerge come un’opera singolare, che intreccia con maestria la quotidianità di una famiglia apparentemente ordinaria con il contesto inimmaginabile del genocidio che si consuma proprio oltre il muro del loro giardino. Questo film, basato sul romanzo omonimo di Martin Amis, rappresenta una sfida ambiziosa: narrare la banalità del male attraverso gli occhi di Rudolf Höß, comandante di Auschwitz, e della sua famiglia, che conduce una vita idilliaca all’ombra del campo di concentramento. Attraverso la lente di Glazer, Auschwitz non è soltanto lo sfondo di una rappresentazione cinematografica, ma diventa un silente testimone di una normalità distorta, in cui la quotidianità borghese si svolge a ridosso di uno degli orrori più grandi del Novecento, rimanendo volutamente cieca davanti alle atrocità commesse oltre il muro del campo. Fottutamente attuale.
Il film, una co-produzione anglo-polacca, è stato girato con una tecnica peculiare che ne accresce l’impatto emotivo: l’utilizzo di macchine da presa operate da remoto e la scelta di riprendere gli attori con luce naturale all’interno di scene costruite con minuziosa attenzione al dettaglio, permettendo loro di muoversi liberamente e catturando le loro performance da più angolazioni. Questa scelta registica non solo enfatizza la routine quotidiana della famiglia Höß, ma contribuisce a creare un distacco emotivo che riflette la disumanizzazione perpetrata nei campi di concentramento. Non è un film facile, sia chiaro: è una pellicola che richiede attenzione, riflessione e una predisposizione alla comprensione di temi complessi e dolorosi. Tuttavia, è proprio questa sfida che ne fa un’opera essenziale, capace di trovare un nuovo linguaggio per raccontare l’indicibile. La critica ha risposto con entusiasmo, evidenziando come Glazer sia riuscito a offrire una nuova prospettiva su un argomento ampiamente esplorato, senza mai cadere nel già visto.
Il film si distingue per la capacità di suscitare riflessioni profonde sull’indifferenza e sulla complicità nei confronti del male, temi purtroppo ancora attuali. In questo senso, “La Zona d’Interesse” si rivela un’opera che trascende il contesto storico per interrogare la coscienza dell’uomo moderno, rendendola particolarmente indicata per un pubblico attento e sensibile alle questioni di giustizia sociale e umanitaria. Riconoscimenti come il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2023, insieme agli Oscar del 2024 come Miglior film internazionale e Miglior sonoro, testimoniano l’importanza e la rilevanza di questa pellicola non solo nel panorama cinematografico, ma anche nel dibattito culturale e sociale più ampio. “La Zona d’Interesse” è un film che merita di essere visto, discusso e ricordato, capace di provocare una necessaria riflessione sull’umanità e sulla sua capacità di ricordare e imparare dalla propria storia, anche nelle sue espressioni più oscure.